Completato il nuovo inventario dell'archivio di Antonio Scialoja
18 marzo 2022Il progetto ha riguardato l'archivio di Antonio Scialoja, economista e politico liberale, ministro delle finanze nei governi La Marmora e Ricasoli (dic. 1865 - feb. 1867) e della pubblica istruzione nei governi Lanza e Minghetti (ago. 1872 - feb. 1874).
Queste carte sono di una importanza eccezionale, sia perché documentano in modo esaustivo la poliedrica attività di Scialoja negli anni cruciali del processo di formazione dello Stato unitario (e con la visuale di un uomo di studio napoletano che sposò la "via piemontese" all'unificazione), sia perché contengono carte che, a stretto rigore, dovrebbero conservarsi in altri archivi, in particolare quelli dei diversi ministeri di cui Scialoja fu titolare. Da questo punto di vista spiccano la ricchezza delle carte del Ministero delle finanze (e in particolare sulla vicenda del corso forzoso cui, secondo Barucci, il nome di Scialoja è "indissolubilmente legato").
A metà degli anni Settanta lo storico del pensiero economico Piero Barucci, motivato da ragioni di studio, si mise alla caccia delle carte di Antonio Scialoja e tramite un incontro fortunoso con un pronipote omonimo "giovane studioso dell'Università di Siena", riuscì a trovare nella villa di famiglia di Procida "sette casse di documenti e di carte, sistemate senza un preciso ordine".
Un gruppo di suoi collaboratori (Gabriella Gioli, Vanni Malagola, Giannino Paliaga e Piero Roggi), da lui diretto, lavorò sull'isola e fece un lavoro certosino di identificazione delle carte che furono organizzate in ventinove sezioni e una Appendice. Il frutto del lavoro fu pubblicato con il titolo esplicito di Primo inventario dell'Archivio di Antonio Scialoja (Università degli studi di Firenze, Facoltà di Economia e Commercio, Cattedra di Storia delle Dottrine Economiche, 1976, pp. 730).
Alla fine degli anni Settanta le carte furono trasferite da Procida a Siena, gestite dal pronipote omonimo e messe a disposizione della comunità scientifica. Nel 1981 l'archivio fu dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana. Sono pervenute alla Fondazione Luigi Einaudi di Roma nel 2012 per donazione di eredi.
Dopo 45 anni era venuto il momento di dar seguito alle indicazioni dei redattori del "primo inventario" che si auguravano si potesse arrivare un giorno a un "secondo inventario", archivisticamente più corretto. Questo lavoro, svolto da Leonardo Musci, ha comportato una revisione dell'ordinamento e la correzione di un numero non piccolo di imprecisioni ed errori.