Incarichi politici e amministrativi nel Regno delle due Sicilie
Tipologia Livello
Data cronica
- 1845 - 1850
Tipologia
- Serie
Contenuto
- La serie riguarda le cariche amministrative e politiche ricoperte da Scialoja fra 1845 e 1848 con particolare riferimento all'esperienza parlamentare e ministeriale della primavera 1848, periodo in cui Antonio Scialoja fu ministro di agricoltura e commercio nel Ministero Troya (3 aprile-15 maggio 1848). Questo nacque come un ulteriore tentativo per risolvere la crisi ministeriale che fin dal gennaio 1848 coinvolgeva il Governo napoletano. Il Ministero Serracapriola, il primo Ministero costituzionale napoletano, si dimise il 1° marzo 1848 sulla questione siciliana. Ricevuto di nuovo l’incarico da Ferdinando II, il Serracapriola modificò solo in parte la composizione del precedente Gabinetto, dandogli un carattere più liberale.
Il fallimento degli accordi con la Sicilia, le sommosse antigesuitiche avvenute in Napoli, le dimostrazioni a favore di un intervento nella guerra di indipendenza, contribuirono ad un’ulteriore crisi ministeriale ed alle dimissioni del II Ministero Serracapriola.
Il compito di formare un nuovo Gabinetto venne allora affidato a Carlo Troya il 3 aprile 1848 (1). Composto in prevalenza da moderati, risultò però più avanzato dei precedenti e tale da dare maggiori garanzie in senso nazionale.
I problemi che il nuovo Ministero doveva affrontare erano molti e di difficile risoluzione. Le trattative con la Sicilia venivano definitivamente interrotte. Il re, d’accordo con il Consiglio dei Ministri, dichiarò illegittimo il Parlamento siciliano costituitosi già dal 15-18 marzo. L’invio di truppe a sostegno della guerra d’indipendenza e la partecipazione attiva alla lega italiana, mentre erano già stati nominati i plenipotenziari napoletani al congresso di Roma (2), procedevano lentamente. Sembrava che esistesse una precisa volontà a non adempiere l’impegno preso con il Governo di Torino.
Le agitazioni contadine ripresero subito in tutto il regno. Il ministro Conforti cercò di ricostituire l’ordine riconoscendo i diritti avanzati dai contadini sui demani comunali, dando disposizioni affinché si procedesse alla riassegnazione dei fondi usurpati. Tra il 18 e il 30 aprile si svolsero le elezioni in un clima di generale sfiducia verso la Costituzione approvata 1’11 febbraio, tanto che i deputati eletti, anche se in larga misura moderati, ritennero necessario apportarvi delle modifiche. Quando il 13 maggio i deputati giunti a Napoli seppero che non era stata prevista nessuna modifica alla formula di giuramento alla Costituzione, vollero che il giuramento non avvenisse alla cerimonia inaugurale. Nelle trattative che seguirono, Scialoja ebbe l’incarico di fare approvare dal re una nuova formula. Nell’impossibilità però di raggiungere un accordo, Carlo Troya e gli altri ministri si dimisero.
Intanto nelle strade di Napoli era iniziata una sanguinosa sommossa che si concluse con un’azione repressiva da parte di Ferdinando II. Il 15 maggio 1848 l’assemblea dei deputati riunita a Monteoliveto, su intimazione delle truppe regie, venne sciolta. Terminò in questo modo il tentativo di realizzare un regime costituzionale nel regno napoletano dove nuovamente riprese e fu perseguita una politica reazionaria.
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(1) Vi facevano parte: Esteri, Luigi Dragonetti; interni, Raffaele Conforti; Giustizia, Giovanni Vignali: finanze. Pietro Ferretti; Agricoltura e commercio, Antonio Scialoja; Lavori pubblici, Vincenzo Degli Uberti; Guerra e Marina, Raffaele Del Giudice; Pubblica istruzione, Paolo Emilio Imbriani; Affari ecclesiastici, Francesco Paolo Ruggiero.
(2) Principe di Colobrano, Biagio Gamboa, principe di Leporano, Ruggiero Bonghi, Casimiro De Lieto, Alfonso Dragonetti, ed il duca di Proto.
Consistenza rilevata
- Consistenza (testo libero)
- fascc. 21
Reference code
- IT-RM1241.SCIALOJA.0012