Trattato di commercio italo-francese

Tipologia Livello
Data cronica
1861-1863

Tipologia

Serie

Contenuto

Il trattato commerciale stipulato con la Francia, insieme al trattato di navigazione, rappresenta, con altri provvedimenti di analoga natura, una fase di quel processo di unificazione economica che è parallela ed in alcuni casi precede il processo di unificazione politica. Al tempo stesso vuole essere un modo per togliere l’Italia da quell’isolamento politico in cui era stata relegata dagli altri Stati europei.
Il Governo italiano, dopo l’unificazione, si trovava nella necessità di unificare i trattati di commercio fatti dai precedenti Stati italiani con la Francia ed estenderli a tutto il territorio nazionale. Fu stabilito che il nuovo trattato dovesse uniformarsi a quello del regno di Sardegna, la cui tariffa doganale era già la più bassa di tutti gli Stati, tenendo presente il criterio di attenersi in ogni caso ad una linea di politica economica completamente liberista.
Antonio Scialoja, segretario generale presso il Ministero di agricoltura, industria e commercio, si era sempre espresso affinché si procedesse ad una revisione dei trattati commerciali e di navigazione; della stessa opinione si era, a suo tempo, dimostrato Camillo Cavour ed il ministro Natoli.
Espletate le fasi preliminari sul tipo di trattato che l’Italia avrebbe voluto con la Francia, (cioè il tipo di trattato franco-belga) i negoziati si aprirono a Parigi il 4 febbraio 1862.
I rappresentanti italiani erano: Costantino Nigra, inviato straordinario e ministro plenipotenziario d’Italia a Parigi, Antonio Scialoja, deputato al Parlamento italiano (1).
I rappresentanti francesi erano: Thouvenel, ministro, segretario di Stato al Dipartimento degli affari esteri, Rouher, ministro segretario di Stato al Dipartimento dell’agricoltura, commercio e lavori pubblici (2).
In seguito ai fatti accaduti in Italia nell’estate del 1862 (3) i negoziati furono sospesi e ripresero solo il 10 gennaio 1863. In questa seduta (16a) il ministro Thouvenel era stato sostituito da Napoleone III con Drouyn de Lhuys il quale si dimostrò subito non favorevole alla questione italiana. Il trattato di commercio fu definitivamente approvato nella 18a seduta il 17 gennaio 1863.
Durante le riunioni che dettero luogo alla stesura definitiva del trattato, Antonio Scialoja svolse, per la parte italiana, il ruolo predominante. Questa sua funzione di principale ideatore emerge anche dal contenuto di una lettera di Scialoja a Bettino Ricasoli (XXI/12). In essa si dice dell’accordo avvenuto con Costantino Nigra il quale si occuperà delle "pratiche - e Scialoja - della sostanza della negoziazione". Questa volontà appare anche in una lettera a Cordova in cui Scialoja fa presente la necessità che i plenipotenziari italiani adottino il criterio, nelle riunioni ufficiali, di legalizzare le cose precedentemente stabilite anziché stare a dibatterle (XXI/12). Il criterio a cui Scialoja si era attenuto durante la compilazione del trattato era prevalentemente di politica liberista. L’eliminazione di ogni protezione alle industrie italiane, in particolare a quella nascente del mezzogiorno, accentuava lo squilibrio esistente tra nazioni industrialmente più sviluppate come la Francia e l’Inghilterra, le quali vedevano aumentare le loro esportazioni di prodotti industriali, e l’Italia.
Al contrario, per l’Italia, l’attività che risultava maggiormente favorita era l’agricoltura. In particolare quei settori diretti all’esportazione di prodotti agricoli e di semilavorati, sempre derivati dall’agricoltura, essenziali per lo sviluppo dell’industria estera come ad esempio seta grezza e filata.
I princìpi liberisti seguiti nella redazione di questo trattato venivano estesi a molti altri Stati ai quali l’Italia aveva concesso la clausola della nazione più favorita.
L’impegno di Scialoja nella realizzazione di una politica di totale libertà degli scambi con la Francia e con le altre nazioni risulta anche dalla lettera a Bettino Ricasoli, in cui Scialoja manifesta il legame culturale che lo lega all’economista francese Chevalier, fervente sostenitore del liberismo economico (XXI/12).
La serie è stata riorganizzata ponendo in testa i materiali preparatori e i documenti ufficiali del trattato (da segnalare in modo particolare sono due manoscritti di Antonio Scialoja sul trattato commerciale) e a seguire la corrispondenza (vi sono lettere di Quintino Sella ed altre dirette a Costantino Nigra e Costantino Bäer).
Sotto la voce materiale vario, ultimo articolo delle voci analitiche, è stato raccolto tutto il materiale non datato e disorganico. Sono stati inseriti alcuni documenti datati, ma a stampa.
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(1) Assistiti dal conte Fè, primo segretario della legazione d'Italia, a cui successe il cav. Artom il 23 aprile (12a seduta) e Bäer direttore capo-divisione al Ministero delle finanze.
(2) Assistiti da Herbert, consigliere di Stato, direttore generale degli affari esteri; Ozenne, direttore del commercio estero al Ministero di agricoltura e commercio e dei lavori pubblici; Barbier, consigliere di Stato, direttore generale delle Dogane e delle contribuzioni indirette.
(3) Si allude al tentativo di Giuseppe Garibaldi di marciare su Roma protetta da truppe francesi.
 

Consistenza rilevata

Consistenza (testo libero)
fascc. 11

Reference code

IT-RM1241.SCIALOJA.0021

Ente

Persona